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Aziende sanitarie e corruzione

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In vigore ormai da più di un anno, la Legge 190/2012 è lo strumento di lotta alla corruzione nelle pubbliche amministrazioni, che in Italia divora circa 60 miliardi l’anno, 1.000 euro per ciascun cittadino, neonati compresi, un cancro del sistema che lede i diritti e mina la fiducia nelle istituzioni rendendole meno efficienti.

La legge si applica anche al servizio sanitario, dove si annida buona parte dei reati di corruzione e prevede che tutti gli enti pubblici e le ASL si dotino di strumenti per contrastare la corruzione e facilitare la trasparenza.

Entro il 31 gennaio 2014 le ASL erano tenute pertanto a:

  1. nominare il responsabile locale anti corruzione,

  2. pubblicare online il Piano triennale anti corruzione,

  3. fornire informazioni complete sui vertici della struttura (direttore generale, direttore sanitario e direttore amministrativo) rendendo pubblici il curriculum vitae comprensivo di tutti gli incarichi pubblici e privati ricoperti, l’atto di nomina e il compenso.

Ma a che punto sono effettivamente le ASL nell’applicazione della legge? Solo 14 su 240 aziende sanitarie hanno adempiuto ai tre obblighi previsti e il processo di adeguamento è fermo a poco più del 50 per cento. A rilevare il quadro della situazione ci hanno pensato le associazioni “Libera” e “Gruppo Abele” attraverso un monitoraggio finalizzato al raggiungimento degli obiettivi delle 240 ASL italiane, classificate con un punteggio che misura il livello di applicazione della legge. Il fanalino di coda spetta alla Campania, ferma al 18% degli obblighi adempiuti, con 4 aziende sanitarie che non hanno ancora adottato alcuna misura. A seguire Molise (19%), Sardegna (25%) e Calabria (29%). In testa invece il Friuli Venezia Giulia (83%), con Basilicata (82%), Valle d’Aosta (78%) e Lombardia (67%).

I dati mostrano ancora una volta un paese spezzato in due, con dieci regioni sotto la media nazionale in fatto di trasparenza, che si assesta al 53%, e dieci che superano la media. Ad un mese dalla scadenza del 31 gennaio, sette ASL sono a zero perché non hanno applicato nessuno dei tre parametri previsti della legge, quattro sono campane, una calabrese, una sarda e una siciliana. Le ASL che hanno raggiunto il 100% di trasparenza, sono 14, di cui 8 in Lombardia, 2 in Friuli Venezia Giulia, le altre in Basilicata, Sardegna, Liguria e Sicilia.